“POST” – CHEAP CALL FOR ARTISTS

POST PANDEMIC – POST CAPITALISM – POST FEMINISM

Call for Artits: CHEAP Street Poster Art
Date: 2021

Tre artwork selezionati per l’annuale call for Artist di CHEAP il progetto di Public Art che invade le strade di Bologna e richiama a riflettere sullo stesso tema artisti da tutto il mondo. Nell’edizione 2021 il concept era POST, nella sua eccezzione latina.

Ph. Margherita Caprilli

POSTPANDEMIC
La Pandemia Covid-19 non è ancora finita, ancora non possiamo prevedere che segni lascerà sulla società, sull’umanità, se sarà tutto dimenticato senza riflettere o se sarà il punto di svolta per un mondo più sostenibile, più equo, migliore. Probabilmente rimarrà la sensazione di vulnerabilità, che ci renderà sempre più dipendenti dai sistemi sanitari e dalle ricerche scientifiche, che correranno sempre più veloci verso la ricerca di soluzioni per renderci più Homo Deus che Homo Sapiens, come direbbe Harari. In questa corsa qualcuno rimarrà indietro e qualcuno potrebbe fare qualsiasi cosa pur di avere un Vaccino.
Siamo pronti a lanciarci come Renton di Trainspotting nella parte più oscura di noi?

POSTCAPITALISM
Abbiamo creduto veramente che non ci fossero alternative, come proclamava Margaret Thatcher? Eppure ora più che mai una alternativa sembra necessaria a ristabilire un equilibrio della ricchezza sul nostro pianeta e rendere il mondo più sostenibile. Forse immersa nelle letture di Mark Fisher ho fatto un sogno horror, di vampiri succhia sangue, Marx, la Pop Art il capitalismo e la share economy.
Ma non era un incubo, e quando mi sono svegliata credevo di avere una lunga barba bianca…

POSTFEMINISM
“Nessuno mette Baby in un angolo!”
diceva Patrick Swayze nel film cult Dirty Dancing, icona per anni dell’emancipazione femminile da certi pregiudizi e meccanismi patriarcali.
Nel futuro POST Femminista che ho immaginato, grazie alla Call for artist di Cheap 2021, la mia Baby non porta più un cocomero tra le braccia, ma il concretizzarsi delle visioni della filosofa e femminista statunitense Donna Haraway, che annullano l’identità di genere, il dualismo non simmetrico uomo/donna e il vincolo femminile alla procreazione, grazie al progresso delle scienze, che culmina nella figura metaforica del cyborg, individuo non sessuato capace di muoversi oltre gli stereotipi sessisti che hanno definito la società finora.
Ancora una volta, una icona degli anni ‘80, fa da tramite tra il mondo contemporaneo, il futuro e un passato un po’ frivolo, ma pieno di ottimismo e speranza al quale voglio ancora nostalgicamente mirare.